Ho saggiato sette voglie ascoltando la mia gatta fare le fusa, perché l’amore non cammina mai da solo e a volte ti passeggia dentro, come di domenica quando non sai dove andare e cerchi una compagnia con cui allontanarti. L’amore ha sempre un io a cui dar motivo. Così Nadia non suda più oggi da quando non stiamo più insieme, e trattengo le fusa per me. E sono asciutto anch’io, adesso. Nadia s’è sposata, ora fa la grande, il connubio perfetto tra volere e pretesa. Nadia non cammina più sola come quand’eravamo insieme, mentre me ne stavo al mio posto, nascosto tra le cose che non si dovevano sapere. Nadia ora s’accosta a quell’ombra di muscoli che le ripara le ciocche fuori posto dal bel vento di primavera; Nadia sorride ora, lontana mille schioppi di baci dal solletico delle mie labbra, e dalle fusa. Nadia è moglie. Nadia è sola. Si faceva l’amore in una stanza con le tapparelle abbassate, la finestra chiusa, di nascosto, ché il suo compagno non doveva sentirci, e intanto Venus, odorava quel tepore umido. Il sudore rotolava giù per il pavimento, fuggiva impudico sulle lastre di marmo e si aggrappava ai baffi tesi della gatta, che dall’altra parte della porta, strofinava il muso lungo tutto il battente. Poi iniziava la danza, a coda alta e il riverbero naturale del diaframma che rimbombava fin oltre la laringe. “Di nascosto è tutto più difficile, così che vederci una volta alla settimana amplifica il senso del tempo, accelera il desiderio, rallenta le speranza, azzera le possibilità”. “Puoi avermi così, se ti va”. Venus si ricompose e attese, come guardiana oltre la porta. Ho raccolto le mie cose per l’ultima volta, l’ultima terapia. Aprii la porta e c’era lui che leggeva il suo solito giornale. “Credo che con questa, abbiamo terminato. Vediamo come va. Nel caso, passate in studio”. Mi disse grazie e mi pagò, mentre Nadia usciva dalla stanza con uno sguardo nuovo. Lo sguardo di chi aveva deciso.
L’ho rivista un paio di volte incollata al braccio del suo maschio. L’ha rivista anche Venus, mentre prendeva il sole sul mio balcone. Dalla mia balcone, aperto e spalancato, c’è troppo sole. Ma questo a Venus non disturba. Sette voglie, una al giorno, una per ogni gioco di diaframma, mentre accarezzo malinconico l’unico pezzo che Nadia m’ha lasciato. La gatta e le voglie.