Novelle

Discorso senza contorno

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Che te ne fai di un contenuto se non ne conosci il significato?”.
Abbandonai la penna sul tavolo e lasciai dello spazio non solo su quelle pagine, ma tra me e Ilena, che era stata tanto premurosa da imputtanarmi la giornata con una delle sue domande-suicidio.
Non lo sapevo affatto cosa mi avesse portato da lei, non me l’ero mai chiesto, perché le cose erano successe e amen, ma tutto questo a lei non bastava, quasi fosse necessario metterci una targhetta sopra la nostra storia per catalogare quella nostra unione così tanto spregiudicata.
Pensavo ai giorni precedenti il nostro incontro; ripensavo al nostro primo appuntamento; ripassavo la sfilza di messaggi dei primi giorni, centellinando ogni pausa, ogni frammento di pensiero e vibrazione, perché anche senza faccine riuscivamo ad esprimere del sentimento con delle semplici e banali lettere; ascoltavo i discorsi nella testa, quelli che avevo registrato e messo da parte nell’archivio fondamentale; scorrevo le immagini dei nostri incontri, dei primi contatti…
Il primo bacio tra noi.
La mano scivolò accanto alla penna: era una mano pesante e carica, incazzata e presuntuosa.

‘Il significato che spesso diamo all’amore non contiene mai un sentimento, ma un’impronta del desiderio stesso, venuta male. Una congettura, per dirla in breve.
Eternità? L’amore non è eterno;
Sincerità? L’amore non trascura bugie;
Paura? L’amore sa anche farsi coraggio;
Sfrontatezza? L’amore non cerca gloria;
Grandezza? L’amore non è immenso;
Quante altre definizioni dovrei aggiungere per dimostrare che ci innamoriamo delle definizioni?
Potrei affermare che l’amore ha solo fame. Da ingoiare. Da imboccare.
Perché allora non ci si sazia mai?
Quel che davvero sento, è che l’amore è il riflesso delle debolezze, il meccanismo che tenta di svelare il trucco, che sceglie noi per afferrare le criticità del nostro sistema e piantarci una bella bandiera sopra. Ecco, se c’è una parola che spiega l’amore è questa: nudità.
L’amore è nudo. Niente altro può regalarci l’amore se non la pelle con quale riusciamo a provare vergogna.
Ci vuole coraggio per provare vergogna, per sentire l’umano insabbiarsi sotto la pelle e attraversarci il petto. Ci vuole coraggio per divellere il sistema di auto difesa, perché amare è sempre un rischio. Non ci si mostra a tutti, solo a chi si ama. Non credo ai profeti del sentimento, credo ai muti che non ti raccontano l’amore; credo ai sordi che non si lasciano incantare dalle promesse e tanto più credo ai ciechi che non si lasciano abbagliare dalle belle forme. Credo a coloro i quali manca qualcosa, perché avranno sempre qualcosa in cui credere, qualcuno da cercare, un luogo in cui ritornare senza troppo pianificare perché il cuore non ha contorno, direzioni. Chi ama davvero, in qualche modo ci ritorna sempre ad amare, sino a piantarci una lapide perché è l’unico posto nel quale davvero vuol restare. Chi ci racconta l’amore, in realtà lo biasima utilizzando contorni e bella grafia su righe che prima o poi si scontreranno, annodando la storia e strozzandola con i ricordi.
Se sei arrivata fin qui, non ti resta che una cosa da fare: chiudi gli occhi e pensami. Riesci a definire il sentimento che avverti annusando il mio profumo pensato? La mia pelle, le mie mani, le mie labbra? Quanti centimetri occupano nel tuo pensiero?! E dunque, strappa questa lettera, che l’unica cosa che ci resterà, saremo solo noi”.

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