Novelle

Apologia di una distrazione.

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Ho pensato che tutto sommato sarebbe un bene considerare la possibilità di inserire un nuovo codice alla mia nuova app per l’archiviazione fotografica. Provo a contattare l’assistenza a mezzo mail, le chiedo se la modifica di password sia immediata o sia necessario attendere le ventiquattro ore. Perché, se così fosse, potrei provare un senso di pentimento e ripensare un nuovo codice. In questo caso, mettiamo per ipotesi due password, A e B, variate a distanza di un paio d’ore, come avviene la modifica? Mi verrà notificata subito la variazione o dovrò attendere una conferma e una nuova login? E quale delle due password risulterà alla fine valida? Tentenno su questo pensiero e nel frattempo mi arriva un messaggio. Non credo sia lei, non avrebbe senso dopo quello che ci siamo detti la settimana scorsa. Potrebbe essere solo un saluto, ma preferirei non sentirla ché altrimenti ricomincio a pensarci. A pensarla. Decido di scorrere i messaggi, decido che è il momento di mostrarsi forti, perché anche se fosse lei, devo allontanarla. Irrimediabilmente.
Gentile utente, abbiamo inviato la sua richiesta al nostro centro assistenza. Verrà contattato quanto prima. Grazie per aver scelto i nostri prodotti”.
Rileggo il messaggio incredulo.
Cosa cazzo ci metteva a dirmi anche un semplice “Ciao, come va?“. I pensieri speciali verso qualcuno alloggiano in un vano cerebrale dedito al tempo: c’è sempre qualcosa che non si è fatto o non si vuol fare e, quasi sempre, procedono avanti e indietro sulla linea retta del rimorso, o del pentimento, che si trova esattamente di fronte al primo. Come due binari. Viaggiare su di essi è comunque non partire mai. Sono lì per inviarle un saluto, ma ci ripenso. Devo pensare alla mia app per archiviazione fotografica. Accetto malvolentieri il responso dell’assistenza e navigo in rete in cerca di info di altri utenti. Entro in un forum e scorro gli argomenti. Ne leggo un paio, partecipo e quoto qualche utente particolarmente informato. Dopo un po’ che sono in giro tra questi smanettoni, sbotto. Tutti saccenti, tutti super fighi e che sanno come risolvere un crash o utilizzare scorciatoie per il reboot. Cazzo, fatevi una vita! Un app non vi salverà. Non salverà nemmeno me, a dirla tutta, ma al momento non c’è di meglio. Ci potrebbe essere, se solo mi decidessi a smontare l’orgoglio e infilarmelo su per il culo. Non può andare così, non deve. Se cedo stavolta, sarà per tutta la vita. Allora mi distraggo ancora con la mia app per l’archiviazione fotografica: decido che nel frattempo è bene che dia una pulita al mio archivio principale, prima di girarlo sul nuovo sistema. Sono cosciente che anche quest’attività non passerà inosservata su quei famosi binari del rimorso e pentimento; so che sarà un altro viaggiare a vuoto. Tuttavia ci salgo lo stesso, perché in fondo, a me piace così. Ne ho bisogno e forse, ho ancora bisogno di lei.

Son passate due ore dal mio ultimo giro. Ho considerato seriamente la possibilità di cercare un’altra app per l’archiviazione fotografica. E anche una per l’editing. Persino una video, nonostante non abbia mai girato dei filmati col mio cellulare. Ma tant’è, non si sa mai. L’unica cosa della quale son certo, è che con queste stronzate per le quali non provo nessun interesse, arrivo a fine giornata. Ancora due ore e sarò in giro, a bere, con gli amici.
Loro al tavolo, discutendo di stronzate serie, io a fare avanti e indietro sui binari di rimorso e pentimento.

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