Novelle

Il Giorno della Memoria per chi non c’era

In quale angolo del lobo cerebrale dovrò conservare un Giorno così? In quello temporale, immagino. Poi rifletto sull’ipotesi di piazzarlo in quello dedito alle attività visive: almeno vedo e mi impressiono, ergo, immagazzino una mole di dati che finisce dritta nella memoria visiva, e dunque nel Ricordo. Dopo tanto impegno e dedizione, tuttavia mi chiedo: ma un giorno così, a me, cosa interessa?! Non c’ero, non l’ho vissuto, l’ho letto e l’ho in qualche modo assorbito da terzi. Insomma questo Giorno della Memoria, in cosa può cambiarmi l’esistenza? Per quale motivo ricordare tanta Storia?!

Chiudo così un pensiero ed esco. Colazione e caffè.

Al bancone del bar c’è una fila di assonnati che aspetta il turno, tra cui un tipo brillante, uno che fa lo ‘splendido’ con la ragazza che sta ‘jettand o sangh’  dietro la macchina da caffè. La osservo e penso:”Quanta pazienza ci vuole per fare questo mestiere!”. Lo ‘splendido’ intanto che aspetta il suo turno, si avvicina con eleganza alla ragazza e gli sussurra qualcosa. La tipa sorride e fa finta di nulla. Lo ‘splendido’ sogghigna impazientito e riprova. La ragazza lo asseconda con un “sì sì, adesso arrivo da te!”.

E qui scatta l’ira e l’incredibile arroganza. Il tipo ‘splendido’ e seducente, abbandona il bancone e si dirige alla cassa, dove siete il titolare del bar. “Vorrei pagare un caffè, ma non posso, visto che sono dieci minuti che aspetto che mi sia servito e ancora non ho avuto il piacere di vedere ci che colore sia!”. La ragazza diventa paonazza dietro il bancone:”Scusa, tizio, sei stato a dir chiacchiere e a fare il simpatico, ma il tuo turno non era ancora arrivato… c’era gente prima di te!”. Il titolare, non dice nulla, se non “Fai subito un caffè al signore. Offre la casa”.

Mi sono impressionato stavolta. Devo immagazzinare quest’esperienza perché non succeda più. Devo Ricordare dove abita la dignità e il saper vivere, l’educazione e il rispetto: non esiste una locazione precisa nell’emisfero cerebrale per queste qualità, perché sono come vapori, circolano nell’aria e fuggono, li acchiappi solo per qualche istante. La memoria visiva e l’udito stavolta mi aiuteranno a ricordare meglio, perché tra tanta gente al bancone, nessuno ha replicato, nessuno ha difeso la ragazza, nessuno si è fatto avanti e ci ha messo la faccia. Nemmeno io. Ciascuno di noi, in fila a quel bancone, non desiderava altro se non il proprio caffè. Il resto erano affari che ci riguardavano.

Un po’ come la storia della Storia e di quanta roba essa insegni, senza tuttavia spiegartela per bene.

Adesso è chiaro il senso di questo Giorno per noi che non c’eravamo, per noi che abbiamo visto immagini, per noi che abbiamo pianto davanti a pellicole, per noi che continuiamo a “festeggiarlo” senza averne una schietta sensibilità.

Un Giorno per Ricordare non il male che  è stato fatto, ma il bene che io, oggi, rinuncio a compiere. Perché la Storia passa sempre da un giorno chiamato oggi.

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